Le parole possono uccidere. Ce ne rendiamo conto ogni giorno di più, mentre vocaboli come "nazione", "patria", "popolo", "etnia" - e quindi nomi come "giudeo", "arabo", "talebano" o "negro" - vengono usati come armi per difendere la nostra identità, vera o presunta, per aggredire l'altro, per umiliare il "diverso".
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Spesso l'amico e il nemico vengono creati artificialmente, anche attraverso l'uso di termini che includono o escludono, accolgono o allontanano. La nostra lingua e i nostri dialetti sono pieni di parole, di modi di dire e spesso di stereotipi, che si sono fissati nel corso dei secoli e di cui spesso abbiamo dimenticato il significato originario. Nel volume l'autore ripercorre un illuminante viaggio nel lessico quotidiano.