La caduta del governo Draghi e le elezioni del 25 settembre segnano indubbiamente l'apertura di una pagina nuova. Dopo il fallimento di un ciclo politico, fallisce pure la surroga commissariale: e allora, come in un perpetuo gioco dell'oca, si torna (forse) verso la politica, cioè verso governi che siano frutto più diretto della scelta degli elettori.
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La stagione in cui stiamo entrando è carica di incognite, sia globali sia nazionali: una nuova guerra fredda dalla durata e dagli esiti incertissimi; l'ombra lunga della crisi energetica; l'impennata del costo della vita; e una bassa crescita che, sommata a cicatrici e fragilità antiche, mette a rischio l'economia reale. I nodi restano aggrovigliati, la sfiducia cresce, sale una nuova rabbia. Rischiamo di misurarci con una società spaccata come una mela: da un lato, gli obbedienti e i rassegnati al perpetuarsi di soluzioni emergenziali; dall'altro, una galassia ribellista e arrabbiata. Con uno stile lucido e appassionato, con argomentazioni coraggiose e sempre controcorrente, Daniele Capezzone prova a raccontare la fase rovente verso cui si avvia la nostra politica, e anche a disegnare una pars construens: per capire come ridare all'Italia obiettivi realizzabili e desiderabili sia in politica estera sia in economia. Provarci è difficile; ma il costo del non provarci rischia di essere devastante.