"Revenge porn" (traducibile con "porno per vendetta") è l'espressione con cui viene comunemente indicata la diffusione non consensuale di immagini o video sessualmente espliciti da parte di un individuo - spesso un ex partner - allo scopo di denigrare la persona che compare nelle immagini, perlopiù donne e ragazze.
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Ma questi contenuti non sono semplici "vendette" e di sicuro non sono porno, ma una vera e propria forma di abuso sessuale. Con la loro diffusione si vuole infatti punire la donna con la gogna pubblica, sapendo che chi li guarderà esprimerà un giudizio su di lei semplicemente perché l'ha vista nuda o, "peggio", in atteggiamenti sessualmente espliciti. Ma perché queste donne vengono perseguitate, additate come poco di buono, minacciate e dileggiate pubblicamente? Le immagini che ne "rovinano la reputazione" non sono fotografie in cui la vittima compare nell'atto di commettere un crimine abominevole o di compiere un gesto malvagio; non si tratta di testimonianze di comportamenti riprovevoli che ne dovrebbero compromettere la rispettabilità, ma sono solo momenti di intimità violati, l'espressione di una libera sessualità che viene però associata a qualcosa di abietto e disgustoso solo perché vissuta da una donna. "Non chiamatelo revenge porn" racconta le storie vere di alcune di queste donne e ragazze che, senza alcuna colpa, hanno visto tradire la fiducia che avevano riposto in persone sbagliate. Oltre a queste storie di vite violate, Francesca Florio, grazie alla sua competenza in materia di diritto, fornisce strumenti e consigli legali per aiutare a prevenire il fenomeno e a proteggere le vittime future di questa ennesima forma di violenza di genere.