"Guarire dal silenzio" delinea il percorso, lungo mezzo secolo, di uno dei maggiori poeti d'oggi, capace di intrecciare (come in una cinematografica dissolvenza incrociata) la storia privata, sempre cantata con discrezione, e quella collettiva.
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Fin dal tempo della "nouvelle vague" polacca ("Nowa Fala"), nata nelle traumatiche vicende del '68, la voce poetica dell'allora giovanissimo Adam Zagajewski si è imposta come una realtà autonoma e preziosa. Il suo valore si è poi affermato sempre più per l'aperta capacità di coniugare la realtà storica direttamente vissuta con il senso profondo della condizione umana, acutamente vista nella sua anche fisica concretezza: «voce sommessa sullo sfondo delle immense devastazioni di un secolo osceno, più intima di quella di Auden, non meno cosmopolita di quelle di Mi?osz, Celan, Brodskij» l'ha definita Derek Walcott. In esilio volontario, il poeta si mostra coinvolto dal costante, ineliminabile riemergere alla coscienza delle proprie radici, mentre si trova a vagare nei diversi territori di un mondo che gli è sempre, in buona parte, estraneo. Nell'articolata varietà tematica dei suoi versi, che spaziano tra storia e tempo, infinito ed eternità, silenzio, sogni e morte, Zagajewski, realizzando una testimonianza lirica fortemente comunicativa e tra le più attendibili della nostra epoca, ci consegna un'opera sulla possibile assenza della poesia, che montalianamente gioca a nascondersi; un'opera sulla tendenza, che non è ineluttabile, di tutte le cose a uniformarsi; sulla necessità di operare una scelta, una selezione, un salvataggio. Questa ampia raccolta riassuntiva, frutto della cura di Marco Bruno, ci guida in un suggestivo cammino che muove dalle sillogi più recenti ('La vera vita', 2019, e 'Asimmetria', 2014) per condurci a ritroso fino alle opere dei giovanili e già interessanti esordi ('Comunicato', 1972), caratterizzati da un linguaggio fortemente iconoclasta destinato nel tempo a trasformarsi in incisiva levigatezza.