Peccatori, colpevoli e sofferenti. Come facevano gli omosessuali nell'Italia bigotta degli anni Sessanta e Settanta? Daniele Scalise lo confida a sua figlia, ormai adulta, in questo libro: "Cercherò di raccontarti chi sono e perché sono così. Cercherò di spiegarti chi sono quelli come me".
[...]
Una lettera appassionata in cui parla di sé, della propria vita e delle proprie scelte, di come e quando ha scoperto di amare gli uomini, del perché ha scelto di concederselo senza più nascondersi. Sullo sfondo, un paese governato dall'ipocrisia, dominato dalle formalità e incapace di tenere il passo con le svolte epocali che lo investono. La generazione di Scalise ha dovuto lottare per esprimere liberamente la propria sessualità, vincendo i sensi di colpa e l'ossessione del peccato. L'autore è stato testimone dei traguardi raggiunti in trent'anni di battaglie, e in questa lettera ripercorre dal principio i propri passi. Dai primi scontri con i genitori "all'antica" divisi tra affetto e compassione, all'amore per la moglie, e per le donne che gli hanno insegnato a mettersi in discussione. Fino al "coming out" organizzato dalla figlia nella sua classe per spiegare ai compagni che si può essere omosessuali e anche padri. Scalise insegna a non aver paura dei pregiudizi, racconta le mille sfumature della parola famiglia e denuncia senza mezzi termini l'ipocrisia delle istituzioni italiane. E mostra il mondo gay com'era ieri e come è oggi, ancora al centro di dibattiti, sempre in cerca di una banale normalità.