Nel 2009 ricorre il duemillesimo anniversario della battaglia della Selva di Teutoburgo (9 d.C), con la quale i Germani, guidati dal condottiero Arminio, fermarono l'espansione dell'Impero Romano nei loro territori e cambiarono profondamente la Storia.
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Su quell'evento molto si è scritto e molto si sa; il suo vittorioso protagonista, Arminio, è considerato l'eroe nazionale germanico, e la sua figura storica ha contribuito non poco a creare quella mi-tico-leggendaria di Sigfrido. Pochi invece in Italia sanno che sua moglie Tusnelda, incinta, nel 15 d.C. fu catturata dai Romani e che il figlio che le naque in prigionia, Tumelico, ancora piccolo fu portato da Roma a Ravenna, città nella quale crebbe e visse la propria esistenza. Nella letteratura, drammaturgia e storiografia tedesche si è consolidata, per lo meno a livello divulgativo e attraverso strade imprevedibili e tortuose, la convinzione che Tumelico a Ravenna sia stato fatto diventare gladiatore e che sia poi, ancora giovane, morto combattendo nell'arena. Ma andò proprio così?