t Non immaginatevi un saggio che mette in fila i beni sottratti alla criminalità: questo libro è concepito come un racconto di viaggio nei luoghi un tempo simbolo della mafia. La villa del camorrista Michele Zaza a Posillipo, la casa del boss Tano Badalamenti, il Castello mediceo di Cutolo a Ottaviano.
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Dallo sfarzo e gli affari del passato al difficile cambiamento tuttora in corso, al futuro possibile di questo patrimonio. Un patrimonio così sterminato che potrebbe risanare il debito pubblico. Ma è anche una storia di vasche da bagno a forma di conchiglia, di stalle usate come mattatoi, di cave imbottite di rifiuti e di mozzarelle imposte sul mercato senza concorrenza. La criminalità organizzata avanza al ritmo di 150 miliardi di euro di fatturato l'anno, conquista e asfalta. Questo libro racconta una battaglia che è un inseguimento. Il tentativo di vincere le mafie colpendone gli interessi economici, recuperando energie e bottini, riutilizzandoli a fini sociali, ricavandone persino dei guadagni. Si parte con l'intuizione di Pio La Torre (è del 1982 la Legge Rognoni-La Torre). Si arriva, trent'anni dopo, a tracciare un bilancio in cui tra sprechi, burocrazie e incertezze si è ottenuto meno del possibile. Questo libro racconta di come le mafie hanno accumulato beni e di come lo Stato, alleato alla società civile, può (potrebbe) trasformarli in un bene per tutti.